Albero della vita
Corpo di ballo
DANCE THEATRE
PEPPE QUINCI – PATRIZIA LEO – PIPPO ASARO – FEDERICO PIACENTI – SALVATORE LO LACONO – MARICA PARRINELLO
VITO SCIUTO – RAFFAELLA TUMBIOLO – FILIPPO QUINCI
MARGHERITA QUINCI – PIPPO GIACALONE – AGATA VACCARO
ALESSANDRA INGARGIOLA – FRANCESCA MANNONE
Musiche
RENÉ AUBRÌ
Scene e Costumi
MAURIZIO PERISSINOTTO – SILVIA CHIARACCI
Regia e coreografia
CARLA FAVATA
Al Maestro G. Mintrone poiché il ramo del suo albero ha toccato il mio e dalla danza-ramo si è generata una profonda, ed inconfondibile stima.
C.F.
Silenzio:
Lo spazio Sacro dell’anima, i suoni dell’esistenza, il sublime che ci riempie. Dal silenzio il parto più sofferto, dal silenzio le sefiroth, i suoni, le parole che crearono il mondo, le parole che hanno ordinato i ritmi degli Universi; i suoni che generarono l’uomo e poi la donna e con essi nello spazio infinito del tempo, l’albero; l’Albero della Vita. Il suo paradiso l’Eden, la perfezione di quella straordinaria genesi del mondo. Un mondo privo di Ego, libero da ogni forma di costrizione, libero di amare con un amore infinito privo di massificazioni e mediocrissimi interventi umani. L’amore puro senza manipolazioni di tipo politico-sociale-religioso. Intervenendo ciò è immediata la nascita dell’io. Ecco allora iniziare la sofferenza, l’indecisione, la battaglia fra ciò che l’essere sa di volere e ciò che il mediocrismo impone per il suo tornaconto.
L’essere ha desiderio di volare, di andare oltre, ma la realtà manipolata impedisce il decollo o rallenta una crescita.
Le mani, conduttrici di energie, forza vibrante di potenza psichica sono uno strumento di liberazione nodale. Da esse si consuma un periodo di transizione, di passaggio. L’anima, sciolti i nodi che l’accecavano cerca un senso alla sua esistenza, combatte con tutti i suoi mezzi per aggirare l’ostacolo impostogli.
Cerca gli altri, e in essi la capacità di amare e con essi la voglia di volare insieme. Scopre l’emozione come vibrazione profonda, lo stupore come comunione con tutto il creato. Scopre di essere in mille modi diversi secondo le mille vibrazioni che dal mondo riceve. Scopre di reagire in mille momenti diversi, tanti quanti il suo cuore è pronto ad accogliere.
Scopre attraverso l’albero la sua dualità cosmica, la sua unione con la vera essenza. Alto e basso, radici e fronde si congiungono e all’interno e all’esterno dell’infinito presente nello spazio-tempo dell’Universo. Le radici piantate a terra rendono prigioniero il profondo desiderio di vivere se stessi fino all’essenza definitiva, vera. Le radici, rendono prigionieri, prigionieri di se stessi.
Che cosa può rendere libera un’anima e la sua vera essenza?
La consapevolezza di “sapere”, solo se stessi.
Da qui il vero e immenso passaggio dell’unione-comunione con l’Universo. La conoscenza di sé è la base per essere “vera essenza”, di crescere, di essere attivo, di esplorare, di consumare per intero e solo per intero senza rinunciare ai propri desideri {abbandonando paure ed angoscie che ci hanno fatto acquisire) . Solo così gli occhi, i grandi occhi, i profondi occhi, osserveranno il vissuto, godendo nel bilancio della propria esistenza.
Occhi testimoni di un’esperienza, testimoni esterni di un cammino interno. Gli occhi momento finale e definitivo per il bilancio conclusivo. Occhi che osservano l’ospitare di una vita nel tempo. Alla fine di una vita che cosa rimane alla “vera essenza” se non la consapevolezza di averla vissuta tutta, dall’inizio, e bene.
Il rischio è quello di dover ritornare per vivere ciò che non si è riusciti ad espiare, e questo allunga la nostra agonia.
Tornare, poi bisognerà ritornare, fino a quando non si sente di avere, finalmente, e per l’ultima volta, consumato l’ultimo diaframma, che separa la “vera essenza” oramai liberata dai tortuosismi terreni, dall’ultimo e definitivo arrivo.
CARLA FAVATA
Pensieri
Albero fratello mio – L’albero e la croce – Alberi – Il linguaggio della natura – Linguaggio
Dall’albero del mondo … – Tutte le morti – L’albero