Arco e la Spiga
ARCO E LA SPIGA Liberamente tratto da “Il Profeta” di Kahlil Gibran
Con KATIUSKA FALBO
Corpo di ballo DANCE WORKS
VIRGINIA GAMBINO, SABRINA VICARI, GIORGIA SURDI, VALENTINA GENNARO, SILVIA RIGGIO, LAURA MARGIOTTA, GIUSEPPE GRASSO
Quartetto
IMMAGINI SONORE ENSEMBLE
GIUSEPPE FINOCCHIARO (flauto),
DANILO MASCALI (violino),
VINCENZO DI MAURO (2°violino),
ANTONIO DI FRANCESCO (pianoforte)
Testimonial ospite
ALEXANDRE STEPKINE
SACHA (Ballerino coreografo di fama internazionale)
Musiche
GABRIELE DENARO
Costumi
ANGELA GALLARO
Regia e Coreografia
CARLA FAVATA
Questo spettacolo è dedicato a Sasha, il mio maestro.
C.F.
NOTE DI REGIA
” L’Arco e la Spiga” porta sulla scena i sentimenti eterni dell’uomo:
l’amore, i figli, la gioia e il dolore,
la parola, la libertà, il mangiare e il bere, la colpa e il castigo, la morte.
Movimenti e gestualità tracciano un percorso, una via, un obiettivo.
La tensione dell’arco, ripetuta più volte evoca un bersaglio,
il raggiungimento dei nostri sogni e desideri.
Nella gestualità, disegni di archi e di frecce,
di soli e di terre sacre, spighe, cerchi,
vele, frutti della terra riprendono un simbolismo
che si manifesta in espressioni di vita e di morte.
I respiri come soffi di vento generano il movimento.
I versi di Gibran donano alla messa in scena
un alone di magia e spiritualità.
I costumi, come pennellate di tramonti e di paesaggi in rilievo,
dipingono una geografia dell’anima.
I testi conducono in un mondo surreale
dove gli interpreti sono come frecce scoccate da un arco
che mira al suo bersaglio.
Il pubblico viene coinvolto in un attimo di sogno,
dove la poesia e l’immaginazione, la musica e la danza regnano sovrane.
Carla Favata
Figli della mia antica madre, cavalieri delle onde,
Quante volte avete veleggiato nei miei sogni.
E adesso approdate al mio risveglio, che è il mio sogno più profondo.
Sono pronto a partire, e a vele spiegate il mio desiderio aspetta il vento.
Ancora una volta respirerò quest’aria calma e ancora una volta
volgerò indietro il mio sguardo d’amore.
E allora sarò tra voi, navigante tra naviganti.
E tu, vasto mare, materno e insonne, Unica pace e libertà per il torrente e il fiume,
In questa piana la corrente traccerà solo un’altra svolta, avrà solo un altro mormorio.
E allora io verrò a te, goccia infinita in sconfinato oceano
Quando l’amore vi chiama, seguitelo.
Anche se le sue vie sono dure e scoscese.
E quando le sue ali vi avvolgeranno, affidatevi a lui.
Anche se fa sua lama, nascosta tra le piume, vi può ferire.
E quando vi parta, abbiate fede in lui,
Anche se la sua voce può distruggere i vostri sogni
come il vento del nord devasta il giardino.
Poiché l’amore come v’incorona così vi crocefigge.
E come vi fa fiorire così vi reciderà.
Come sale alla vostra sommità e accarezza i più teneri rami che fremono al sole,
Così scenderà alle vostre radici e le scuoterà fin dove si avvinghiano alla terra.
Come covoni di grano vi accoglie in sé.
Vi batte finché non sarete spogli.
Vi staccia per liberarvi dai gusci.
Vi macina per farvi neve.
Vi lavora come pasta fin quando non siate cedevoli.
E vi affida alla sua sacra fiamma perché siate il pane sacro della mensa di Dio..
I vostri figli non sono figli vostri.
Sono figli e figlie della sete che la vita ha di se stessa.
Essi vengono attraverso di voi ma non da voi e benché vivano con voi
non vi appartengono.
Potete donar loro l’amore ma non i vostri pensieri:
Essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:
Esse abitano la casa del domani,
che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi:
La vita procede e non s’attarda sul passato.
Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccati in avanti.
L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito,
e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
Affidatevi con gioia alla mano dell’Arciere;
Poiché come ama il volo della freccia, cosi ama la fermezza dell’arco.
Voi vorreste conoscere il segreto della morte.
Ma come potrete scoprirlo se non cercandolo nel cuore della vita?
II gufo, i cui occhi notturni sono ciechi al giorno,
non può svelare il mistero della luce.
Se davvero volete conoscere lo spirito della morte,
spalancate il vostro cuore al corpo della vita.
Poiché la vita e la morte sono una sola cosa,
come una sola cosa sono il fiume e il mare.
Nella profondità dei vostri desideri e speranze,
sta la vostra muta conoscenza di ciò che è oltre la vita;
E come i semi sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera.
Confidate nei sogni, poiché in essi si cela la porta dell’eternità.
Che cos’è morire, se non stare nudi nel vento e disciogliersi nel sole?
E che cos’è emettere l’estremo respiro se non liberarlo dal suo incessante fluire,
così che possa risorgere e spaziare libero alla ricerca di Dio?
Solo se berrete al fiume del silenzio, potrete davvero cantare.
E quando avrete raggiunto la vetta del monte, allora incomincerete a salire.
E quando la terra esigerà il vostro corpo, allora danzerete realmente.
“Sarà tra breve, un attimo di calma nel vento e un’altra donna mi partorirà “.
Pensieri
K. Gibran